INCONTRI
D’AUTORE
La
poetessa Angelica PIRAS
e
la sua silloge
Regina
delle ombre
In
asulu bisenti
Con
l’intervento della psicologa e psicoterapeuta
Lucia
ATTOLICO
Sabato 16 Maggio 2015, alle ore
17,30, presso la sede dell’Associazione sarda Nosu Impari di Torino, ha avuto luogo l’incontro con la poetessa
Angelica PIRAS e con la psicologa e psicoterapeuta Lucia ATTOLICO.
Dopo una breve
introduzione della Presidente, Luisa Pisano, la segretaria dell’Associazione,
prof. Pia Deidda, ha presentato il libro “Regina
delle ombre” e ha letto una delle più belle e significative poesie “Guerriera”.
Il componimento è
stato scelto, perché in esso sono presenti le tematiche della serata:
i gravi problemi
di Angelica in famiglia, la sua determinazione a non soccombere e i segreti per riuscirci.
La poetessa è stata
affiancata dalla dottoressa Attolico che, psicologa e psicoterapeuta, ha
aiutato tutti a comprendere e a sviluppare gli argomenti.
Come ha detto la dottoressa, “Regina delle ombre” è Angelica stessa.
Come lei, infatti, il libro piange e ride, soffre e cerca la salvezza; come lei
ha paura della paura e ama l’Amore; di fronte all’impotenza chiede aiuto e
libertà.
La serata è stata
particolarmente emozionante, perché le vicissitudini della bambina, dei
fratelli e della mamma, alla mercè della furia incontrollata del padre malato,
hanno destato solidarietà e commozione.
Raccontarsi, ha rappresentato per
la poetessa un modo per aprirsi e alleggerire il suo pesante fardello di pene,
ma ha soddisfatto nello stesso tempo l’esigenza di offrire un possibile aiuto
al lettore.
La lettura delle
prose introduttive e delle poesie ha fatto emergere da un lato terribili
sofferenze fisiche e morali, dall’altro la forza vittoriosa della Vita. Grazie
a questa forza, la bambina ha trovato momenti rigenerativi e nuove risorse per sorridere
e per regalare ai fratelli un po’ del suo sorriso.
Angelica ha
parlato della tristezza che l’assaliva, quando doveva scegliere da che parte
stare: chi dovevo voler meno bene, e a
chi dovevo far star bene? Dei sensi di colpa che la tormentavano, ogni qual
volta non riusciva a confortare la mamma: di fronte ai maltrattamenti da lei
subiti, infatti, si sentiva fragile e doveva cercare rifugio nella protezione
di luoghi nascosti.
La vita, la natura, la fede
hanno dato ad Angelica la forza di reagire anche nei momenti in cui più
fortemente desiderava che la donna
celeste, a cui spesso si rivolgeva fiduciosa, la portasse via con sé. La donna celeste era la Madonna, l’unica
dalla quale potesse ricevere coraggio e parole dolci.
Si è parlato anche dei colori e della
luce, con cui dominava le ombre che con
un’ascia la dividevano dall’infanzia.
L’immergersi nella natura reale o
immaginata ha salvato Angelica. E’ riuscita così ad attraversare il dolore a piedi nudi senza diventare pietra e ad
avere un cammino di rose e viole.
Noi facciamo parte
della natura, è stato detto dalla dottoressa, ed è per questo che abbiamo
bisogno di stare a contatto con essa.
Perciò Angelica
trovava pace sull’albero e rifugio dentro l’armadio di “cedro”. Il profumo naturale del cedro ristorava il suo cuore e
alimentava la sua fantasia, allontanandola dalla realtà e addolcendole il
cuore.
Questi alcuni dei “segreti” di
Angelica per “vincere la partita con il buio”, trasmessi al lettore come
“spunti” di trasformazione.
Forte
il richiamo alla gioia della trasformazione e del riscatto; alla rivalutazione
dell’Amore che può contaminare anche gli altri : in altre
parole, alla bellezza della Vita, al di là delle tovaglie
d’ipocrisia, cioè al di là della falsità.
La
Vita merita di essere vissuta
– è stato detto – e l’Amore genera Amore.
E’ quest’Amore che
ha riavvicinato la figlia al padre. Angelica, cresciuta, ha avuto pietà di
quell’uomo e la pietà, lei dice, fa parte dell’Amore. Angelica ha offerto la
sua umanità non al padre – lei non sa cos’è un padre – ma ad un essere umano malato,
anche lui con un triste vissuto, che pure le ha donato qualche breve momento di
dolcezza.
Il libro parla
anche di due Angelica: l’una con i nodi
del dolore e della tristezza, l’altra con i dolci sogni di miele e vaniglia.
E’ un libro che insegna veramente tanto,
ha affermato la psicologa, ci fa conoscere esperienze significative e, dunque,
crea cultura. Quello che impariamo, informandoci e leggendo, si aggiunge a
quelle forme di cultura che ci portiamo dentro dalla nascita, che caratterizzano
l’ambiente storico – sociale da cui proveniamo e che ci distinguono dagli altri.
E’ la nostra cultura che condiziona gran parte delle scelte che facciamo ed è essa
che, assieme ad altri strumenti, come la psicoterapia, contribuisce alla
soluzione di tante problematiche.
I dialoghi e le riflessioni hanno coinvolto
il pubblico che ha applaudito più volte calorosamente e che è intervenuto con
numerose domande anche di carattere generale.
Ecco alcune fra le
domande:
· Cosa
ci permette di capire se un bambino vive nella sofferenza e nella violenza?
· Si
può definire violenza anche il carico di impegni che scuola e famiglia danno ai
bambini spesso in modo eccessivo?
· Quanto
l’adulto, sempre presente, condiziona negativamente l’incontro del bambino con
se stesso?
Quanto
le leggi e le strutture sociali esistenti oggi in Italia sono in grado di
aiutare veramente le famiglie disagiate?
· Angelica
si è avvicinata al padre per pietà o per perdono?
Gli interventi
pacati e chiari hanno condotto tutti a profonde riflessioni. La serata si è
conclusa nell’emozione e nella soddisfazione di tutti i presenti.
Antonina Orlando
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