venerdì 22 maggio 2015

Angelica Piras al Nosu Impari di Torino, articolo di Antonina Orlando




INCONTRI D’AUTORE
La poetessa Angelica PIRAS
e la sua silloge
Regina delle ombre
In asulu bisenti
Con l’intervento della psicologa e psicoterapeuta
Lucia ATTOLICO

   Sabato 16 Maggio 2015, alle ore 17,30, presso la sede dell’Associazione sarda Nosu Impari di Torino, ha avuto luogo l’incontro con la poetessa Angelica PIRAS e con la psicologa e psicoterapeuta Lucia ATTOLICO. 
   Dopo una breve introduzione della Presidente, Luisa Pisano, la segretaria dell’Associazione, prof. Pia Deidda, ha presentato il libro “Regina delle ombre” e ha letto una delle più belle e significative poesie “Guerriera”.  


   Il componimento è stato scelto, perché in esso sono presenti le tematiche della serata:
i gravi problemi di Angelica in famiglia, la sua determinazione a non soccombere e i segreti per riuscirci.
   La poetessa è stata affiancata dalla dottoressa Attolico che, psicologa e psicoterapeuta, ha aiutato tutti a comprendere e a sviluppare gli argomenti.
  Come ha detto la dottoressa, “Regina delle ombre” è Angelica stessa. Come lei, infatti, il libro piange e ride, soffre e cerca la salvezza; come lei ha paura della paura e ama l’Amore; di fronte all’impotenza chiede aiuto e libertà.
   La serata è stata particolarmente emozionante, perché le vicissitudini della bambina, dei fratelli e della mamma, alla mercè della furia incontrollata del padre malato, hanno destato solidarietà e commozione.
   Raccontarsi, ha rappresentato per la poetessa un modo per aprirsi e alleggerire il suo pesante fardello di pene, ma ha soddisfatto nello stesso tempo l’esigenza di offrire un possibile aiuto al lettore.
   La lettura delle prose introduttive e delle poesie ha fatto emergere da un lato terribili sofferenze fisiche e morali, dall’altro la forza vittoriosa della Vita. Grazie a questa forza, la bambina ha trovato momenti rigenerativi e nuove risorse per sorridere e per regalare ai fratelli un po’ del suo sorriso.
   Angelica ha parlato della tristezza che l’assaliva, quando doveva scegliere da che parte stare: chi dovevo voler meno bene, e a chi dovevo far star bene? Dei sensi di colpa che la tormentavano, ogni qual volta non riusciva a confortare la mamma: di fronte ai maltrattamenti da lei subiti, infatti, si sentiva fragile e doveva cercare rifugio nella protezione di luoghi nascosti.


   La vita, la natura, la fede hanno dato ad Angelica la forza di reagire anche nei momenti in cui più fortemente desiderava che la donna celeste, a cui spesso si rivolgeva fiduciosa, la portasse via con sé. La donna celeste era la Madonna, l’unica dalla quale potesse ricevere coraggio e parole dolci.
   Si è parlato anche dei colori e della luce, con cui dominava le ombre che con un’ascia la dividevano dall’infanzia. 

 
   L’immergersi nella natura reale o immaginata ha salvato Angelica. E’ riuscita così ad attraversare il dolore a piedi nudi senza diventare pietra e ad avere un cammino di rose e viole.
   Noi facciamo parte della natura, è stato detto dalla dottoressa, ed è per questo che abbiamo bisogno di stare a contatto con essa.
   Perciò Angelica trovava pace sull’albero e rifugio dentro l’armadio di “cedro”. Il profumo naturale del cedro ristorava il suo cuore e alimentava la sua fantasia, allontanandola dalla realtà e addolcendole il cuore.
   Questi alcuni dei “segreti” di Angelica per “vincere la partita con il buio”, trasmessi al lettore come “spunti” di trasformazione. 


   Forte il richiamo alla gioia della trasformazione e del riscatto; alla rivalutazione dell’Amore che può contaminare anche gli altri : in altre parole, alla bellezza della Vita, al di là delle tovaglie d’ipocrisia, cioè al di là della falsità. 


La Vita merita di essere vissuta – è stato detto – e l’Amore genera Amore.
   E’ quest’Amore che ha riavvicinato la figlia al padre. Angelica, cresciuta, ha avuto pietà di quell’uomo e la pietà, lei dice, fa parte dell’Amore. Angelica ha offerto la sua umanità non al padre – lei non sa cos’è un padre – ma ad un essere umano malato, anche lui con un triste vissuto, che pure le ha donato qualche breve momento di dolcezza. 


   Il libro parla anche di due Angelica: l’una con i nodi del dolore e della tristezza, l’altra con i dolci sogni di miele e vaniglia


   E’ un libro che insegna veramente tanto, ha affermato la psicologa, ci fa conoscere esperienze significative e, dunque, crea cultura. Quello che impariamo, informandoci e leggendo, si aggiunge a quelle forme di cultura che ci portiamo dentro dalla nascita, che caratterizzano l’ambiente storico – sociale da cui proveniamo e che ci distinguono dagli altri. E’ la nostra cultura che condiziona gran parte delle scelte che facciamo ed è essa che, assieme ad altri strumenti, come la psicoterapia, contribuisce alla soluzione di tante problematiche. 

   
   I dialoghi e le riflessioni hanno coinvolto il pubblico che ha applaudito più volte calorosamente e che è intervenuto con numerose domande anche di carattere generale.
Ecco alcune fra le domande:

·        Cosa ci permette di capire se un bambino vive nella sofferenza e nella violenza?
·       Si può definire violenza anche il carico di impegni che scuola e famiglia danno ai bambini spesso in modo eccessivo?
·        Quanto l’adulto, sempre presente, condiziona negativamente l’incontro del bambino con se stesso?
     Quanto le leggi e le strutture sociali esistenti oggi in Italia sono in grado di aiutare veramente le famiglie disagiate?
·        Angelica si è avvicinata al padre per pietà o per perdono?


Gli interventi pacati e chiari hanno condotto tutti a profonde riflessioni. La serata si è conclusa nell’emozione e nella soddisfazione di tutti i presenti.

                                                                                                                          Antonina Orlando





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