L'Associazione Nosu Impari è nata a Torino l'8 maggio 2013 al fine di promuovere e diffondere la cultura sarda. All'Associazione sono aggregati un gruppo teatrale e un gruppo folkloristico di ballo sardo formatisi nel 2005. Presidente dell'associazione: Luisa Pisano.
mercoledì 24 dicembre 2014
lunedì 15 dicembre 2014
I costumi del nostro gruppo (2)
Costume
di Angela
Questa
volta presentiamo il costume indossato nel gruppo di ballo da Angela;
le è stato regalato da zia Michelina di Siamanna, paese della
provincia di Oristano. Considerata l'età attuale di zia Michelina,
il vestito della sua gioventù ha all'incirca sessant'anni.
Abbiamo chiesto un parere all'esperto Giammario Demartis per valutarne l'autenticità: “Siamo dentro i canoni tradizionali, la gonna d'indiana ( callancau indeoradu) stampata a motivi chiari, il grembiale a sobri motivi geometrici, la camicia riccamente ricamata tono su tono ad intaglio, il gipponi inganciau in seta nera e il mucadori de pitturra ( elemento morigeratore che si ritiene abbiano imposto i religiosi); qui é notevole il bellissimo fazzoletto stampato, messo " a drappo". Tutto sommato l'abito ripete, variando lievemente, la veste " a sa crabarissa" diffusa nel circondario di Oristano”.
Chiediamo anche un parere sui gioielli, sapendo che anche questo elemento di decoro è spesso messo in discussione dai cultori della materia: "Ad eccezione di bottoni e orecchini, come vedo dalle foto, alcune concessioni d'indossatura "moderne" si dovrebbero evitare come il ninnolo " sabegia" al collo e altra bigiotteria. Fascerei il fazzoletto di sotto a soggolo, come si faceva, anche se 'invecchia' ".
Abbiamo chiesto un parere all'esperto Giammario Demartis per valutarne l'autenticità: “Siamo dentro i canoni tradizionali, la gonna d'indiana ( callancau indeoradu) stampata a motivi chiari, il grembiale a sobri motivi geometrici, la camicia riccamente ricamata tono su tono ad intaglio, il gipponi inganciau in seta nera e il mucadori de pitturra ( elemento morigeratore che si ritiene abbiano imposto i religiosi); qui é notevole il bellissimo fazzoletto stampato, messo " a drappo". Tutto sommato l'abito ripete, variando lievemente, la veste " a sa crabarissa" diffusa nel circondario di Oristano”.
Chiediamo anche un parere sui gioielli, sapendo che anche questo elemento di decoro è spesso messo in discussione dai cultori della materia: "Ad eccezione di bottoni e orecchini, come vedo dalle foto, alcune concessioni d'indossatura "moderne" si dovrebbero evitare come il ninnolo " sabegia" al collo e altra bigiotteria. Fascerei il fazzoletto di sotto a soggolo, come si faceva, anche se 'invecchia' ".
Le janas cucinano e mangiano il maialino arrosto in "L'ultima jana" di Pia Deidda
Stava così ricordando quella piacevole nottata, quando le arrivò alle narici il fumo aromatico delle frasche di mirto bruciate.
Andò in cucina e trovò le sorelle che si stavano apprestando a infilzare un piccolo maialino da latte dentro un lungo spiedo. Sarebbe stato il loro pranzo appena cotto vicino al fuoco scoppiettante.
Le sorelle si sarebbero date il turno per girare lo spiedo, la cottura doveva essere rigorosamente uniforme. Un lavoro tranquillo, fatto di amore e di pazienza.
Fra gli umani l’arrosto allo spiedo è un lavoro da uomini non da donne, per le janas è un lavoro da janas.
Pabassìna preparò un lungo vassoio ricavato da una corteccia di sughero e Pirichìtta vi adagiò sopra il pistòcu, avrebbe accolto il maialino appena pronto. Pàrduledda stava preparando su lardu de stidhiài, il pillotto avrebbe dato maggior gusto alla carne e alla cotenna. Cicytella rimaneva come ipnotizzata da
quelle piccole gocce infuocate che, scendendo dal lardo, scoppiettavano
sfrigolando sulla carne.
Il pranzo fu un tripudio per il palato e la pancia. Quel piatto atavico ricordava e condensava in sé tutti i sapori di quella terra antica. Ricordava tempi molto remoti e cose molto remote come quei misteriosi edifi ci troncoconici in pietra che ogni tanto
spuntavano dalle rocce e dalla terra, nelle alture e lungo le coste.
Le fate non lasciarono nemmeno un pezzetto di carne.
Solo le ossa testimoniavano il pasto appena avvenuto. Ossa che furono spolpate talmente bene da risultare lucide come bronzo e poter essere scambiate per spilloni, pugnali, lance e puntelli. Si contesero anche il cervello, la lingua, le orecchie e la coda. Tutto fu diligentemente ingurgitato, non rimase nemmeno un pezzetto di cotenna o del raro grasso.
Alla fine del pasto decisero che necessitava un liquore digestivo. Cicytella si alzò e andò in cantina a prendere una fi aschetta di mirto. Quel giorno non c’era nemmeno un angolino nello stomaco per il dolcetto.
( da: Pia Deidda, L'ultima jana)
martedì 9 dicembre 2014
lunedì 8 dicembre 2014
Badrunfula, o bardunfula, o badrunfa, o baldofula, o marrocula... ma sempre trottola è
Sa
Badrunfula al Nosu Impari
Badrunfula,
o bardunfula, o badrunfa, o baldofula, o marrocula...
ma
sempre trottola è
E'
la settimana prima dell'evento SA BADRUNFULA, si pubblicizza sul
nostro gruppo di facebook che il 9 novembre avremo ospite Giampiero
Piras in sede, e arrivano subito interventi di amici e soci del tipo:
buldufula!!!! - baldufugua -
bardunfula - borrocula e/o dorronza - marròcula o bardùfula...
Succede
sempre così anche in altre occasioni, ognuno la vuole avere vinta
con il termine del proprio dialetto locale e ne nasce una diatriba.
Ma sempre di trottola si tratta.
Giampiero
Piras è paziente e appassionato e allarga gli orizzonti: la trottola
è uno dei più antichi giochi di tutto il mondo, i nomi sono tanti.
Lui possiede un elenco che fa capire la ricchezza terminologica.
Il
9 novembre arriva al Nosu Impari con due ceste piene di trottole di
tutte le dimensioni e modanature, alcune fatte da lui e altre
comprate, collezionate in decenni, e non sono tutte sarde. Poi porta
alcune pedane dove lanciare le trottole e farle vorticare. Vince,
naturalmente, chi la fa girare più a lungo. Si possono fare, solo
per veri esperti, vorticare sulle mani.
Molti
dei presenti provano, qualcuno con successo, altri un po' meno. Ma
l'importante è tornare per una volta bambini, quando ancora si
giocava per strada con i compagnetti.
Ci
scrive sul gruppo di facebook la poetessa Angelica Piras:
“Bello. Davvero bella iniziativa, quando vado a Gesturi mi piace
troppo guardare i miei zii, loro la sanno usare in maniera
eccezionale”.
A
noi di Nosu Imapri non resta che ringraziare Giampiero per questo
piacevole pomeriggio.
domenica 7 dicembre 2014
Anniversario dei 25 anni di matrimonio di Rita e Modesto
Tradizioni
Sarde
Il giorno 7 di Dicembre
presso la sede di Via Reiss Romoli 45, Rita Cecchetto e Modesto Martini, hanno
festeggiato l’Anniversario dei loro 25 anni di matrimonio, mantenendo la
tradizione sarda come quando si sono sposati ad Arbus il loro paese natio. Hanno fatto rivivere a
tutti i soci invitati alla festa, una giornata all’insegna della cucina alla sarda con antipasti, gnocchetti alla campidanese,
su porceddu con verdure di stagione, frutta, dolci sardi rigorosamente fatti a casa, torta nuziale,
cannonau e mirto, il tutto accompagnato da balli sardi, tanta allegria, ma
anche da tanta nostalgia, ricordando e commentando: “ Vi ricordate quando le
nostre nonne preparavano i dolci per gli sposi ?”. “ E quando gli uomini
arrostivano allo spiedo i maialini ?”. “ E quando gli sposi, prima di entrare
nella loro casa, venivano fermati lungo il viale dalle vicine per la benedizione, con un piatto di ceramica
ricolmo di monetine, di grano, di confetti e di carta colorata a mo’ di
coriandoli, che venivano lanciati sulle loro teste in segno di fortuna,
benessere e prosperità?“.
“ Ma, ti ricordi? “
Grazie alla famiglia
Cecchetto e Martini per averci riportato un po’ indietro nel tempo, quando per
stare bene insieme, bastava … poco !
Luisa
Pisano
venerdì 5 dicembre 2014
www.mantano.it parla di Nosu Impari
L'Associazione ringrazia www.mantano.it per la bella sorpresa.
Cliccate sul link, ci sono alcuni spezzoni video della serata.
http://www.mantano.it/recitazione-musiche-e-danze-popolari-sarde/#comment-456
lunedì 1 dicembre 2014
Sabato eravamo al Teatro Isabella di Torino
Sabato eravamo al Teatro Isabella della Circoscrizione V di Torino per la VI edizione di "Ricordando la Sardegna".
Uno spettacolo costruito attorno alle canzoni di Quintomoro e Laura Cotza, alle scene della compagnia teatrale e alle danze del gruppo di ballo sardo, tutto condito da poesie di Vincenzu Pisanu, Albino Agus, Luisa Pisano e Gianluca Cotza (ebbene sì una poesia che forse diverrà canzone).
Teatro pieno di amici, ammiratori e amanti della Sardegna.
Iscriviti a:
Post (Atom)