I
costumi sardi del nostro gruppo
Incominciamo
da oggi a parlare dei costumi che indossano i nostri componenti del
gruppo di ballo. Essi non sono tutti uguali perchè il corpo di ballo
non è un gruppo folk con una precisa connotazione locale; ogni
componente indossa un vestito che lo lega o al suo paese d'origine o
ad particolare evento familiare o sociale che l'hanno portato a
possederlo.
Il primo
vestito di cui parleremo è quello indossato da Rebecca ed è un
costume da sposa di Oristano molto bello nella sua fattura.
Preciamo però, per dovere d'informazione storico-culturale, che l'abito non è rispondente appieno alla documentazione antica, che tramanda forme piu' semplici. Esso è contestualizzato a partire dagli anni '50 dall'uso folkloristico per impulso della sartiglia oristanese nella Sardegna della rinascita.
Preciamo però, per dovere d'informazione storico-culturale, che l'abito non è rispondente appieno alla documentazione antica, che tramanda forme piu' semplici. Esso è contestualizzato a partire dagli anni '50 dall'uso folkloristico per impulso della sartiglia oristanese nella Sardegna della rinascita.
Il capo è
palesemente influenzato dalla colonizzazione spagnola. Esso consiste
in una camicia rigorosamente bianca e con ampia scollatura
incorniciata da pizzo ricamato a mano e inamidato in modo da mettere
in risalto bottoni e gioielli in filigrana e corallo; sopra vi è
“s'imbustu” (una sorta di gilet) in broccato rosso con disegni
color oro, allacciato sotto il seno e lungo fino alla gonna. “Su
gipponi” (il giacchino) è in panno rosso foderato di celeste;
anch'esso lungo fino alla gonna con la particolarità di avere nella
parte posteriore delle “lingue di stoffa” chiamate torri. Le
maniche rimangono aperte facendo intravedere la camicia e vengono
chiuse con nastri azzurri (come i polsini della camicia) nel punto in
cui vengono rigirate in modo da far vedere il rivestimento bianco e
i fiorami. La gonna è in panno di lana rosso, lunga fino ai piedi,
con plissettatura fine e una balza bianca che, partendo da terra,
arriva circa sotto il ginocchio; nella parte superiore è contornata
da trine, fiorami e galloni dorati; nella parte inferiore si
conclude, dopo altre rifiniture, con velluto rosso che orla tutta la
gonna; è arricciata in vita tranne nella parte davanti che
normalmente fa da sfondo a un grembiule in pizzo bianco che viene
sostitutito, dopo il rito nuziale, con un grembiule in panno decorato
con delle mezzalune di broccato abbinato ai manicotti del giacchino.
Il capo è coperto da tre fazzoletti: “su scaffiottu” è di color
rosso, viene annodato sulla nuca e serve per tenere la crocchia di
capelli; “su muncador' e' tullu” è di tulle di cotone ricamato a
mano, esso viene posato sul capo e fermato da spilloni bianchi; “su
panneddu lustrinu” viene posato sul capo della sposa dopo il rito
del matrimonio, i suoi nastri sono messi in modo che cadano dalla
parte destra. Quest'ultimo non è nient'altro che un grembiule,
qualcuno ritiene che venisse posto sul capo della sposa dalla
suocera, o da due amiche, ma i significati non cambiano: sia contro
il malocchio sia in segno di lutto per l'ingresso nel mondo degli
adulti perchè nuove responsabilità attendono la sposina nella sua
nuova famiglia; da questo momento tutti si sarebbero rivolte a lei
dandole del voi (“fustei”).
Questo abbigliamento veniva portato
durante tutta la durata dei festeggiamenti e per le festività più
importanti.
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