domenica 3 aprile 2016

Il dottor Vincenzo Prunelli al Nosu Impari




Ieri pomeriggio nei locali del FARO 45 della V Circoscrizione di Torino si è tenuto il secondo incontro del Nosu Impari con il dottor Vincenzo Prunelli, medico chirurgo, neuropsichiatra e analista adleriano.

La presentazione del libro “Insegnare, imparare, insegnare a imparare” è stato il filo conduttore per discutere, con animata e sentita partecipazione del pubblico, sulle problematiche legate all'educazione dei bambini e dei ragazzi nel campo dell'apprendimento.



Si consiglia il sito www.nuovosportgiovani.it gestito dal dottor Prunelli.

Descrizione del contenuto del libro.
Il libro indaga la mente da tanti punti di vista, s’interessa di capirla, svilupparla e farla evolvere, e di evitare gli interventi che la possono guastare. Adegua l’insegnamento a ogni fase dello sviluppo, e le richieste ai mezzi di ogni allievo, perché chiedere qualcosa che sia superiore alle possibilità ostacola lo sviluppo della persona. Insegna a imparare e a operare usando i livelli superiori dell’intelligenza, perché è lì che si esprimono l’ingegno e il talento. Condanna la punizione, la protezione e la facile giustificazione e lascia la libertà di sperimentare il nuovo, e quindi di sbagliare, ma esige che ognuno si abitui a pagare le conseguenze delle trasgressioni. Insegna a parlare “con” e non “a”, e quindi a collaborare, che è il modo per abituare ad andare oltre ciò che può essere insegnato; a indirizzare e lasciare libera la creatività che, se ostacolata o anche solo non riconosciuta, si trasforma in aggressività difficile da controllare; ad abbandonare i miraggi lontani e a usare le motivazioni personali, che sono gli stimoli più efficaci per raggiungere gli obiettivi possibili. Oggi i giovani hanno bisogno di molte rassicurazioni e forme di realizzazione e, più di ieri, sono stimolati dalla possibilità di condividere, fare insieme e sentirsi adeguati rispetto agli altri. Hanno necessità di imparare a confrontarsi sulle conoscenze e sulle opinioni piuttosto che sulle realizzazioni concrete, dove esistono sempre meno opportunità di riscontro, e di essere valutati per le intenzioni prima che per i risultati concreti. Queste considerazioni fanno pensare a un’educazione meno orientata agli obiettivi e più alla ricerca della maturità e dell’autonomia, e quindi meno tesa a trasmettere pure conoscenze e più a favorire lo sviluppo della persona.

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